Che storia! Flavia Brevi 15 Dicembre 2022

In Lezioni americane, Calvino elogia la virtù dell'esattezza in letteratura, descrivendo la sua personale tensione verso la precisione, che per gli antichi Egizi era simboleggiata da una piuma. Ma se le parole che sentiamo non ci sembrano giuste per noi, come possiamo essere sovversive e insieme leggère? Ci aiuta in questo Flavia Brevi, fondatrice di Hella Network e Top Voices LinkedIn 2022, Head of Social Media dell'agenzia Cookies

a cura di Lucilla Tempesti 

Chi non lo è stata?”

Isolata, strana, introversa. Flavia descrive così la bambina che era, per poi domandarsi: “Chi non lo è stata?” E in effetti è capitato un po’ a tutte, almeno per un periodo. La sua infanzia si svolge in un piccolo borgo, Cremosano, in provincia di Cremona.

Figlia unica, nel quartiere nessun bambino, si rifugia nella lettura e nel gioco; è serena, forse un po’ sola. Cresce così, senza traumi, una vita normale. Inizia a usare l’ironia come dispositivo per sciogliere le barriere, e funziona.

Ero una bimba come tante, non ho una storia speciale da raccontare.

Alle medie gli insegnanti notano una sua abilità nella scrittura, le consigliano il classico; lei si impunta, vuole dimostrare di essere in grado di fare tutto. La sente come una sfida, di cui i docenti ovviamente non sanno e non sapranno mai nulla, e la coglie.

Sceglie dunque lo scientifico di un paesino vicino. E no, non vince la sfida. Come tanti altri. Fa fatica, non riesce, e termina il liceo con un sospiro di sollievo.

Lavorare in pubblicità

Flavia non aveva previsto di non riuscire al liceo, questo no, ma quanto al resto, aveva previsto molto. Sin da quattordici anni sogna di entrare in un’agenzia pubblicitaria, e i passi successivi sono tutti tesi a questo obiettivo.

Si laurea a Bergamo in Scienze della Comunicazione, e durante l’ultimo anno scrive un blog in cui commenta le pubblicità che vede sui siti internazionali, sperando di essere notata da un direzione creativa per un colloquio. E così avviene.

Ho sempre sognato questo, non saprei che altra vita vivere.

Farsi una domanda, cercare una risposta

Inizia a lavorare, e nella sua quotidianità si rende conto di avere a che fare principalmente con donne: colleghe, clienti, collaboratrici esterne. Cerca qualche dato, vuole capire se è solo un’impressione: non lo è, in effetti il 70% della forza lavoro nella comunicazione è femminile. Eppure, il linguaggio della pubblicità le sembra fortemente sessista: come è possibile?

Si risponde che in parte sono stereotipi interiorizzati, in parte il fatto che quando si guarda alle statistiche di genere per i ruoli apicali in agenzia, le percentuali cambiano: gli uomini sono spesso nei posti in cui si decide. Ma anche lei si sente nella posizione giusta per cambiare le cose.

E, ancora più importante, percepisce che nel mondo reale c’è terreno fertile per un linguaggio libero da stereotipi.

Nasce Hella Network

Flavia decide di lanciare online una proposta: formare un collettivo di professioniste con la voglia di evidenziare il corto circuito tra pubblicità e vita reale. Le adesioni arrivano da tutta Italia.

Ho avuto un debito di fiducia: quando ho esposto la mia idea, sono state tante le colleghe sconosciute che mi hanno detto sì

Niente era progettato, neppure un riscontro così numeroso; c’era solo un’urgenza, e evidentemente un bisogno condiviso.

Per Hella Network si sceglie ancora una volta l’ironia: le campagne di comunicazione sono fresche, intelligenti ed efficaci. Chi ha un’idea la mette al centro, quando e come vuole, così come volontaria è la scelta delle professioniste di contribuire al progetto.

L’obiettivo è far vedere che chi si occupa di linguaggio inclusivo non sta chiedendo di togliere, ma di aggiungere.

I progetti di comunicazione di Hella Network acquisiscono sempre più notorietà: il loro ottimo riscontro attira clienti e genera lavoro. E questo è un ottimo modo per dimostrare che un’altra narrazione non solo è possibile, è anche richiesta dal mercato.

“Ci sono cose più importanti”

Eppure Flavia percepisce i rischi del parlare sempre alla stessa bolla di persone convincendo chi in fondo è già convinto, o dell’utilizzare termini tecnici, che rendono il dibattito accademico e allontanano dall’obiettivo.

Allo stesso tempo, conosce bene le critiche che riceve chi si occupa di linguaggio inclusivo: “Voi femministe siete sempre arrabbiate”, “Ma non staremo esagerando?”, “Ci sono cose più urgenti dello schwa”, “Non si può dire più niente”. Si chiede:

Come rompiamo questa bolla?

La risposta per Flavia è parlare, parlarne, creare ponti, usare parole che ti fanno pensare. Farsi guidare dalla curiosità, come nella vita, anche nell’incontro.

Sempre Calvino nello stesso libro cita Paul Valéry quando dice: “Bisogna essere leggeri come un uccello, e non come una piuma”. Ed è su questo filo, leggera come un uccello, precisa come una piuma, che si muove Flavia in stabile equilibrio.