Cura, un atto collettivo 14 Marzo 2023

Una parola, cura, che rimanda a stereotipi da cui ancora oggi fatichiamo a sganciarci. Alessandra Russomanno in un delicato ricamo di parole ne rivela la portata straordinaria, quando decidiamo di rivolgere questo gesto, prima di tutto, verso noi stesse.

editoriale di Piano C a cura di Alessandra Russomanno - Narratrice di storie e attivista

La cura del mondo parte dalla cura per noi stesse.

Riecheggia in me questa frase di antica memoria, forse letta, forse ascoltata, di sicuro intimamente sentita. Se chiara è l’importanza di partire dall’individuale per arrivare all’universale, meno forse lo sono le ragioni, il processo, l’obiettivo.

Sono allora le PAROLE stesse ad aiutarci, in un viaggio all’interno del loro significato capace di rivelarci la natura dei pensieri e delle azioni.

Che cosa si intende per Cura?

Ne esistono tipi diversi?

Ma soprattutto, quale Cura per le donne?

Lo stereotipo evoca immediatamente l’attitudine femminile alla cura degli altri – famiglia, figli, compagni, amici. Le donne sono brave ad accudire, sollecite e attente ai bisogni altrui, empatiche per natura. È un’idea che permea da sempre la nostra società, ma è giunto il momento di riconoscere l’importanza e la necessità di rivolgere questo talento all’interno.

Innamòrati di te. Della vita. E dopo di chi vuoi.

scriveva Frida Kahlo, donna capace di vedere orizzonti dove altri disegnavano confini.

Ecco allora che nel nostro orizzonte la cura di noi stesse incontra altre parole, fondamentali per la sua realizzazione.

Cura è RISPETTO della propria IDENTITÀ, protezione di ciò che sentiamo di essere ma anche ascolto delle nostre ASPIRAZIONI e ricerca di quanto possa farci sentire LIBERE. È attenzione per i dettagli, sostegno della leggerezza e CAREZZA nel dolore. È la difesa della soddisfazione come DIRITTO irrinunciabile per ogni donna.

È concedersi di volersi bene.

Prendersi cura di sé non significa curarsi, ma riconoscere i propri BISOGNI più profondi, sostituendoli a quelli che la società ha scelto per noi.

Ma torniamo alla parola Cura e a uno degli aspetti che fa di lei un termine prezioso.

Cura è una parola APERTA, esprime attenzione ma anche PARTECIPAZIONE. È altro da “interessamento”, per natura statico e chiuso in sé (posso interessarmi guardando da lontano, senza alcun contatto o implicazione emotiva), esattamente come le parole attorno alle quali spesso lavoro – “inclusione” e “accoglienza” – preferendo di gran lunga la seconda alla prima per il suo spalancare le braccia, immergendosi nell’altro.

IMMERSIONE.

Forse la cura è proprio questo, un immergersi in noi stesse, nei nostri bisogni, desideri, aspirazioni, per poi uscirne pronte a percorrere un cammino comune con uno sguardo nuovo.

Perché Cura è anche VICINANZA, offerta di sé, CONDIVISIONE, SORELLANZA, sulla base degli stessi principi di libertà, dignità e rispetto che abbiamo rivolto a noi stesse e che riconosciamo essere irrinunciabili per ogni donna.

Il cerchio della Cura a questo punto si chiude e si torna al Mondo della frase iniziale, consapevoli della direzione da seguire per poterlo cambiare e più vicine al nostro IO più profondo, che molto può svelarci.

Abbiamo tutto dentro di noi. Il passato, il presente, ma soprattutto il futuro, proprio come scriveva Rainer Maria Rilke nella sua Lettera a un giovane poeta:

Il futuro è in noi, prima ancora che accada.

A noi il compito – e la meravigliosa avventura – di riconoscerlo, specchiarci in esso e costruirlo insieme.


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