Equilibrio per la felicità 20 Aprile 2024

Work life balance: come fare a realizzarlo e come fare a evitare di andare in burn out? Martina Santoro ci parla di priorità, tempo ed energie.

editoriale per Piano C a cura di Martina Santoro - Product Manager a Unobravo

L’equilibrio non è qualcosa che si raggiunge e poi si cristallizza; è impensabile con tutte le cose che accadono nella vita di una persona.

Credo che tuttƏ abbiamo vissuto, almeno una volta, l’oscillazione tra il raggiungimento di un equilibrio e la nuova ricerca di esso. E penso che sia comune sperimentare questa ricerca a tutte le età.

In questo video, un professore condivide con i suoi alunni una potente metafora su come scegliamo le priorità nella nostra vita. Anche qui si tratta di trovare un equilibrio: come bilanciamo l’impiego delle nostre energie e del nostro tempo?

“We all have this one life to live, a fleeting shadow amongst all that exists in this vast universe. We have the ability to accomplish anything truly anything, if we use our time wisely.”

Una metafora, questa, che ci invita a riflettere sull’importanza di usare saggiamente le nostre risorse, perché non infinite. La vita viene paragonata a un vaso: bisogna scegliere con cura con cosa vogliamo riempirlo, perché ad un certo punto lo spazio finirà.

Come osserviamo nel video, abbiamo a disposizione tre tipi di elementi:

  1. Le palline rappresentano gli elementi fondamentali nella vita di una persona, come ad esempio la famiglia, gli amici, le proprie passioni.
  2. I sassolini sono paragonati alle cose importanti, come avere una casa, o un lavoro.
  3. La sabbia rappresenta le cose meno significative.

Se nel vaso mettiamo per prima cosa la sabbia, non ci sarà spazio per le palline e i sassolini. Allo stesso modo, se spendiamo le nostre energie in cose futili, non ne avremo per le persone e le cose che contano davvero nella nostra vita.

Questa metafora è uno spunto di riflessione su quanto sia importante stabilire delle priorità nella nostra vita, per trovare l’equilibrio tra le cose fondamentali, quelle importanti e quelle che si possono tralasciare.

Quando si è studenti, bisogna trovare l’equilibrio tra la formazione e il fare esperienze anche al di fuori del mondo dei libri, coltivando anche le proprie passioni, le amicizie, gli affetti e i primi amori. Tutti elementi che contribuiscono alla determinazione di sé stessi.

Quando si fa il primo ingresso nel mondo del lavoro, ci si trova spesso a lavorare 40 (e più) ore a settimana, si deve continuare a fare formazione per essere appetibili agli occhi degli HR. Insomma, si deve bilanciare la costruzione di una carriera con la propria vita personale. Il che potrebbe diventare ancora più complesso, se nell’equazione aggiungiamo anche la cura di altre persone.

Si comincia a parlare di work-life balance. Quando questo equilibrio tra vita privata e lavorativa non c’è, si può andare in sofferenza, fino ad arrivare al burnout.

“Andare in burnout” (letteralmente “bruciato, scoppiato”), significa che una persona è talmente stressata che non riesce più ad affrontare in modo costruttivo le difficoltà quotidiane che le si presentano sul posto di lavoro, cosa che impatta anche la sfera privata.

Ma lo stress è sempre negativo? Non è detto.

Esistono due tipologie di stress:

  1. Eustress (stress positivo): si verifica quando ci si trova di fronte a una sfida o a un impegno che stimola e dà motivazione. È caratterizzato da rapide risposte fisiche e mentali che migliorano la concentrazione, le prestazioni cognitive e la capacità di risolvere i problemi.
  2. Distress (stress negativo): si verifica quando si è esposti a una situazione di stress prolungata o intensa. In questo caso, l’organismo è costretto a sforzi eccessivi e innaturali, che possono portare ad ansia, sofferenza e tristezza.

Vediamo un po’ di dati sullo stress lavoro correlato. Secondo un recente studio (novembre 2023) di Bva Doxa:

  1. Il 76% delle lavoratrici e lavoratori in Italia manifesta almeno uno dei sintomi del burnout, come stanchezza, calo di rendimento, distacco e cinismo. Un dato in aumento del +14% rispetto all’anno precedente.
  2. Le conseguenze: ansia e insonnia per motivi lavorativi colpiscono circa la metà dei lavoratori italiani (50%). E questo è un problema anche a livello europeo, perché in UE, il 27% di chi lavora ha sofferto di stress, depressione e ansia nel 2023

Ma c’è anche una buona notizia, il burnout si può prevenire e trattare.

Dato che non sono una psicologa, o psicoterapeuta, ho preso le informazioni dall’articolo Stress lavoro correlato – la sindrome di Burnout, dal blog di Unobravo.

Per farlo, bisogna parlarne e imparare a riconoscerne i segnali. Si può iniziare con:

  1. Creare dei confini tra vita privata e lavorativa, cosa ancora più challenging per chi lavora da remoto, o spesso in smart working
  2. Dedicare tempo a sé stessi, per coltivare le proprie passioni e le relazioni affettive
  3. Prendersi una pausa ogni tanto, una boccata d’aria
  4. Provare a meditare e sperimentare la Mindfulnessif it sounds like your thing

Cosa si può fare se si è in burnout? È possibile agire sia a livello personale che aziendale.

  1. Per prima cosa, è importante parlarne e promuovere la divulgazione e abbattere lo stigma legato alla salute mentale, a tutti i livelli, anche in azienda.
  2. È importante riconoscere i sintomi del burnout
  3. Richiedere il supporto di uno psicologo o psicoterapeuta.
  4. Richiedere l’intervento di uno psicologo o psicoterapeuta in azienda.

Come abbiamo visto, l’equilibrio non è uno stato immutabile, ma un processo continuo di (ri)adattamento alle diverse situazioni che la vita ci presenta.

Lungo questo percorso alla ricerca del proprio equilibrio (e anche della felicità, diciamocelo!), è importante acquisire consapevolezza e stabilire delle priorità, ascoltarsi e prendersi cura di sé stessi, coltivare le relazioni per noi importanti e chiedere aiuto quando se ne sente il bisogno.

Fonti
Unobravo.com La sindrome di burn out: cause, sintomi e rimedi
Bva-doxa Osservatorio annuale sul Benessere Psicologico nelle aziende italiane