
Come gestire la pausa estiva: motivazione e organizzazione nel tempo sospeso 20 Giugno 2025
Le pause dal lavoro, i momenti di sospensione possono trasformarsi in qualcosa a cui non siamo abituate e crearci più stress di quello che vorremmo. Cosa possiamo fare? Angelica Villa ci offre la mappa per ritrovare la bussola interna, Vanesa Pelizza un consiglio per rimettere mano all’agenda e iniziare a godere di questo tempo sospeso.
articolo formativo a cura di Angelica Villa Formatrice di Piano C e Vanesa Pelizza Direttrice generale di Piano C
La pausa estiva e in generale i periodi di pausa dal lavoro anziché portare rigenerazione possono trasformarsi velocemente in un baratro: senso di frustrazione, inadeguatezza, ansia e la sensazione di non stare facendo abbastanza.
Ma anzichè finire preda di pensieri ruminanti, quelli che continuano a tormentarci e a non portarci da nessuna parte, c’è un modo per sfruttare i momenti di sospensione a nostro vantaggio. E renderli generativi, in un modo forse diverso rispetto a quello a cui siamo abituate, in cui dobbiamo essere produttive ed efficienti h24.
Tempo sospeso: un esempio pratico
Inizio a scrivere questa riflessione sul concetto di “sospensione” proprio in un momento di pausa, mentre mia figlia fa (finalmente) il pisolino pomeridiano.
Provo a osservarmi, a soffermarmi su emozioni, pensieri, sensazioni.
“Ok, adesso posso leggere. No, aspetta, devo sistemare la cucina. Però non posso sprecare così il tempo… forse dovrei lavorare, mandare quelle mail che rimando da giorni. Ma c’è anche quella telefonata con un’amica in sospeso…”
Nel frattempo il tempo passa, l’ansia sale, il battito accelera.
Questo è solo un piccolo esempio di quello che può accadere in quei momenti sospesi, eppure è indicativo, perché in un tempo così breve riesce a scatenare un turbine di emozioni che, in altre circostanze, si manifestano amplificate. Soprattutto quando la sospensione non dura qualche ora, ma settimane, mesi. Quando nasce da eventi più profondi: una perdita, un cambiamento, una malattia, una maternità, o semplicemente il disorientamento rispetto ai cambiamenti rapidi e spesso brutali del nostro tempo.
Quindi che fare, come affrontare questi momenti di pausa?
Non voglio qui cedere alla retorica del “saper stare nel vuoto”, del “godersi l’ozio” o della “mistica della pausa”. Perché a volte questi momenti sono difficili, ambivalenti, persino dolorosi.
Ma quello che con onestà mi sento di proporre è un possibile modo per attraversarli: usare quel tempo, se e quando ci è possibile, per rimetterci in ascolto. Non tanto per risolvere subito, quanto per orientare lo sguardo. Per provare a chiederci: che cosa mi muove davvero? Cosa mi manca, di cosa ho bisogno?
Le quattro pulsioni esistenziali
È qui che entra in gioco un piccolo strumento di orientamento: un framework di pulsioni esistenziali1. Non un modello rigido, ma una mappa possibile per leggere ciò che ci anima in profondità.
Le pulsioni sono spinte vitali, inscritte nella nostra natura, che ci aiutano a orientarci verso ciò che ci fa sentire vivi. Non sono obiettivi da raggiungere, ma direzioni da esplorare, ascoltare, nutrire.
1. Sopravvivenza
È la spinta più basilare, ma non per questo banale. Ci attiva quando ci prendiamo cura del nostro benessere fisico ed emotivo, quando sentiamo che esistono spazi in cui possiamo riposare, nutrirci, sentirci stabili.
Domande da porsi:
- Sto dormendo abbastanza? Mangio in modo che mi nutre davvero?
- Sento di avere un ritmo che mi rispetta o sono sempre in affanno?
- Mi prendo cura del mio corpo o lo trascuro finché non si blocca?
- Sto vivendo in un contesto (spazio, relazioni, attività) che mi fa sentire al sicuro?
- Quali abitudini quotidiane mi fanno stare meglio?
2. Appartenenza
Questa pulsione si manifesta quando ci sentiamo parte di qualcosa. È il desiderio profondo di relazione, vicinanza, riconoscimento. La presenza di legami significativi incide profondamente sulla qualità della nostra vita.
Domande da porsi:
- Mi sento parte di una rete di relazioni significative?
- Ho persone con cui posso condividere fatiche e gioie?
- Le mie relazioni sono nutrienti o drenanti?
- Sento che gli altri mi cercano o sono sempre io a fare il primo passo?
- Ricevo riconoscimento e stima da chi mi sta intorno?
3. Evoluzione
È la spinta alla crescita. Quando impariamo qualcosa di nuovo, ci apriamo al cambiamento, accettiamo il rischio della scoperta. Non è solo “fare corsi”, ma lasciare spazio alla curiosità, al dubbio, alla trasformazione.
Domande da porsi:
- Sto imparando qualcosa che mi stimola?
- Mi sto aprendo a punti di vista diversi dal mio?
- Ho occasioni di scoprire, sperimentare, mettermi in gioco?
- Mi sento mentalmente attiva o in uno stato di stagnazione?
- Riesco a far tesoro delle esperienze che vivo?
4. Autorealizzazione
È la pulsione che ci guida verso ciò che ci rende unici. Quando sentiamo che quello che facciamo ci rispecchia, quando sentiamo coerenza, identità, possibilità di lasciare una traccia.
Domande da porsi:
- Mi riconosco in ciò che sto facendo?
- C’è spazio per la mia creatività?
- Riesco a sentire che ciò che faccio ha un senso, un valore per me?
- Sto lasciando un segno, anche piccolo, che parli di me?
- Quanto riesco a scegliere con libertà?
Perché fermarsi a riflettere su queste pulsioni quando parliamo di tempo sospeso?
Perché sono una bussola. Non ci dicono dove dobbiamo andare, ma ci aiutano a sentire dove siamo. E a riconoscere se qualcosa, dentro di noi, sta chiedendo attenzione. Nei momenti sospesi – piccoli o grandi che siano – può essere un gesto di cura provare a rispondere a queste domande. Non per avere subito tutte le risposte, ma per cominciare a rimettere a fuoco ciò che davvero ci muove.
Una volta ritrovata la bussola interiore puoi mettere mano anche all’aspetto pratico della faccenda: l’organizzazione pratica dell’agenda, ma piccolo spoiler, le due parti sono collegate!
La pausa estiva: un tempo da imparare a gestire
Questi mesi estivi ci sembrano più lunghi che mai: la scuola appena conclusa, la luce del giorno fino a tardi, i tanti momenti conviviali da coordinare, partecipare, l’organizzazione delle vacanze. E il lavoro, sia in ufficio o da remoto.
Dunque come gestire al meglio la pausa estiva: un periodo denso di attività, urgenze e “tempo sospeso” delle scuole?
FAI SPAZIO
#1 Nella tua testa
Aiutati con un bloc notes, con l’app del cellulare, mandando messaggi WhatsApp a te stessa (non hai ancora la tua chat?) oppure delle mail.
L’importante è “scaricare” i pensieri su tutto quello che hai da fare, organizzare, rispondere.
Acchiappa tutti questi to-do che appesantiscono la mente e tienili nel tuo posto sicuro, dedicherai a loro un momento ad hoc per organizzarli e programmarli.
Nel farlo ti consiglio di farlo almeno una volta al mese (all’inizio), una volta alla settimana (idem): puoi approfondire leggendo i 3 consigli per pianificare la settimana
#2 Nella tua agenda (qualunque forma abbia – basta che esista!)
Si, proprio come un computer che deframmenta per riordinare le funzioni e creare spazio.
Riordina tutto quello che devi fare, sistemandolo nella settimana con una logica che si allinei a te, ai tuoi momenti creativi, produttivi e di lentezza, ai tuoi impegni, alle tue urgenze, Ricorda di bilanciare, evitando di incastrare troppe cose.
Lavora sulle priorità e la cadenza costante per le scadenze che hanno compimenti a lungo termine.
#3 Nella tua giornata
Ritaglia una mezz’ora tutta per te, la mattina presto o verso la fine della giornata.
Un momento da usare per capire cosa ti aspetta lungo il giorno, o il successivo.
Prova a capire se ci sono “zone a rischio” o se hai lasciato il giusto margine per i last minute che arrivano sempre, senza preavviso; in quel caso prova a spostare più avanti le attività non prioritarie.
Sposta sempre i to-do non urgenti che non riesci a portare avanti, altrimenti li perdi!
#4 Nella tua crescita
Fai spazio ad alcune parole chiave, soprattutto in questo periodo. Approfitta per allenarti.
– Delega
– Pazienza
– Dinamismo
– Indulgenza
– Flessibilità
Usale, fai di loro le tue alleate.
Fai spazio per te nel tempo sospeso
Un momento di QUI e ORA al giorno, che riporti alla lentezza.
Leggere un capitolo del libro che ti aspetta sul comodino, mezz’ora di meditazione per ritrovare il tuo centro, ascoltare un episodio di un podcast, una passeggiata nella natura (anche il parco cittadino vale), cucinare il tuo piatto preferito, etc.
Non lasciarlo come ultima attività della tua lista, altrimenti rischia di “saltare”. E se hai bisogno di negoziare il tempo con chi ti sta accanto, fallo: imposta le ore di cui hai bisogno e negoziale, ma non con te stessa.
Imparare a gestire i periodi di pausa dal lavoro, questo tempo sospeso, può aiutarti ad affrontarli con maggiore serenità, senza avere la sensazione di essere in balia degli eventi.
Anzi, cerca di goderti il tempo sospeso, sia che si tratti di una maternità, sia che si tratti delle vacanze estive: è il tuo tempo, ed è un tempo che passa, non sarà per sempre così, devi solo trovare il modo migliore per viverlo.
E ricorda che le nuove abitudini hanno bisogno di tempo per essere coltivate e assimilate.
Ma di questo, ne riparliamo… a settembre!
Vuoi lavorare con Angelica sul migliorare la tua felicità al lavoro o con Vanesa per organizzare efficacemente la tua agenda? La felicità al lavoro e Time Management sono le loro consulenze personalizzate.
- Bibliografia da cui arriva il framework:
Abraham Maslow – A Theory of Human Motivation (1943)
Giorgio Piccinino – Felici per natura (Centro Berne)
Daniel Stern – Il mondo interpersonale del bambino (1985) ↩︎
Nessun commento