Che storia! Annalisa Monfreda 14 Luglio 2022

Il viso sorridente, il tono di voce caldo e rassicurante hanno scandito le settimane di migliaia di donne: con le sue parole raccontava cosa avremmo trovato all’interno di Donna Moderna. Per 13 anni Annalisa è stata direttrice responsabile di alcune delle riviste più lette, ma poi qualcosa è cambiato.

a cura di Piano C 

Nessun cambio drastico, nessun colpo di testa improvviso, quello che è successo ad Annalisa Monfreda è stata una naturale evoluzione maturata nel tempo. Quando ha annunciato le sue dimissioni scrivendo un articolo su Medium non ha fatto altro che rispondere a quella domanda che un po’ tutte noi, ci saremmo potute fare “Ma come si fa a lasciare un posto fisso, contratto indeterminato, per dare vita a un nuovo progetto?”

Annalisa l’ha fatto, nessun rimpianto, nessun ripensamento. Questa è la sua storia.

8 anni e già in carriera

Ebbene sì, l’amore per il giornalismo ha fatto capolino nella vita di Annalisa in terza elementare: dirigeva il giornalino scolastico.

Gli anni passano, quinto anno di liceo, ed ecco il giornalismo che bussa nuovamente alla sua porta. Una proposta di collaborazione per un quotidiano locale e il corso della sua vita cambia.

“La passione per il giornalismo era solo un fuoco addormentato che si è riacceso con tutto il suo vigore e io non ho più avuto dubbi sulla strada da seguire.”

Annalisa ammette di essere stata fortunata durante la sua carriera; nonostante i tempi difficili, le occasioni per fare esperienza non le sono mancate così come l’aver incontrato capi che l’hanno fatta crescere. Senza mai fermarsi, ma adattandosi alla corrente e a ciò che la vita le proponeva ha costruito la sua professionalità con tenacia e determinazione.

Ciò che l’ha aiutata maggiormente? La sua capacità di rimettere continuamente in discussione i suoi desideri ed ambizioni senza essere troppo legata al passato, a ciò che avrebbe voluto essere da grande.

Il suo sogno da ragazza: inviata speciale in Africa, la nuova Kapuściński, ma gli anni passavano e quel sogno non corrispondeva più alla sua idea di felicità. Ha colto così occasioni che andavano in direzioni totalmente opposte, ma che poi si sono rivelate le scelte più giuste.

“Fare un check continuo dei desideri ci permette di aggiornarli e di non rimanere legati alla proiezione di noi che ci costruiamo in giovane età.”

A 34 anni direttrice di Donna Moderna

Annalisa fa carriera e a 34 anni dirige uno dei settimanali più letti in Italia. Le soddisfazioni, i riconoscimenti non mancano ma una domanda si insinua nei suoi pensieri: a questo punto cosa posso fare di più?

“Realizzarmi nella professione ha significato scoprire che la vera realizzazione non è un ruolo, ma ciò che quel ruolo ti permette di fare, la vita che ti permette di vivere. Non si arriva mai. Non si smette mai di realizzarsi sul lavoro.”

Non solo, al lavoro la magia si rompe, qualcosa cambia. Nonostante Annalisa continuasse a metterci del suo, proporre nuove idee, nuove strade da sperimentare, non accadeva più nulla. Il suo desiderio di innovazione non serviva a nulla se non incontrava il beneplacito dell’azienda. È in quel preciso istante che Annalisa prende consapevolezza di una amara verità: nulla dipende veramente da lei e quell’illusione di onnipotenza che il ruolo di direttrice le aveva regalato si sgretola improvvisamente.

L’evoluzione naturale del Piano A

A metterci lo zampino arriva la pandemia. Annalisa aveva capito che il percorso in Mondadori era giunto alla fine, nessun rimorso, nessun rimpianto proprio come cantano gli 883.

Ed ecco che questi due anni si sono rivelati un aiuto prezioso nel mettere a terra il suo nuovo progetto: mesi che le hanno permesso di accarezzare quotidianamente la scelta di lasciare il posto fisso, affrontando le paure, i fantasmi e i dubbi. Trovando certezze e punti fermi su cui costruire la sua nuova realtà.

Un percorso di consapevolezza su temi che non aveva mai dovuto affrontare prima, cullata com’era dalla sicurezza del posto fisso in un equilibrio perfetto.

Invece ora, fogli di Excel e conti alla mano, si ritrova per la prima volta a fare un bilancio familiare per capire, anche a livello pratico, quali possano essere le conseguenze della sua scelta e di come avrebbe influito sulla sua pianificazione finanziaria futura.

Non sei sola

Annalisa del resto non è sola, ha un marito e due figlie, 11 e 14 anni.

Le figlie di Annalisa fino a quel momento avevano vissuto una vita profondamente stabile e privilegiata. Le scelte che aveva fatto durante il lavoro in azienda custodivano il desiderio di essere presente nella loro vita, di vederle crescere e di tessere nuove avventure con il marito.

Questa scelta invece rimette tutto in discussione e il senso di colpa non ha tardato a farsi sentire, perché no, non era sola e le sue decisioni avrebbero tirato necessariamente in mezzo anche la sua famiglia.

Ma il cambiamento può trasformarsi in una splendida opportunità di crescita anche per loro.

“Io penso che il cambiamento smetta di farci paura quando siamo allenati a cambiare. Ritrovarci in situazioni scomode, inoltre, ci costringe a pensare continuamente a ciò che vogliamo veramente, a ciò che ci fa felice. Anche loro devono imparare fin d’ora ad aggiornare continuamente i loro desideri.”

Eh sì, i desideri

Annalisa non parla di obiettivi, usa la parola desideri. Il Devoto Oli li definisce come “il sentimento di ricerca appassionata o di attesa del possesso, del conseguimento o dell’attuazione di quanto è sentito confacente alle proprie esigenze o ai propri gusti”.

Ed è la passione unita alla voglia di concretezza che emerge con tutta la sua potenza quando Annalisa inizia a parlare del suo nuovo progetto imprenditoriale. Ha di nuovo ripreso in mano le redini del suo lavoro.

L’aspetto interessante è che cerca di rispondere a un bisogno che lei stessa ha scoperto sulla sua pelle nel momento in cui si è palesata la scelta di lasciare il posto fisso: avere una pianificazione finanziaria dell’esistenza basata sui desideri che man mano si aggiornano e che cambiano continuamente.

È così che insieme a due soci ha fondato Rame, startup che vuole sdoganare nella nostra società la conversazione sui soldi, il primo passo verso la piena libertà. Cioè quella di poter scegliere, in ogni momento, quale direzione dare alla nostra vita.

Il posto fisso ha dunque lasciato spazio alla dimensione della startup, fatto di lavoro h24, 7 giorni su 7. Ma Annalisa ha l’ambizione di voler cambiare questa narrazione, vuole provare a dimostrare che si può fare startup senza necessariamente rinunciare al tempo della vita.

“Anche perché ho un’età in cui mi è chiaro che il tempo della vita nutre profondamente il tempo del lavoro e viceversa. Se non ci lasciamo lo spazio per vivere, finiamo per non avere più contatto con l’impatto del nostro lavoro sulla società.”

Ve la ricordate la domanda iniziale “Ma come si fa a lasciare un posto fisso, contratto indeterminato, per dare vita a un nuovo progetto?”

Eccola qua la risposta, è tutta concentrata in questa frase di Annalisa. È il valore che genera il nostro lavoro a fare la differenza e a farci sentire soddisfatte e realizzate a fine giornata, a farci sentire che la strada che stiamo percorrendo è quella giusta. E quando questo viene meno, scatta l’ora del cambiamento.